Emanuela Orlandi. Capaldo e Maisto convocano gli indagati, c’è una svolta?

Emanuela Orlandi. Giancarlo Capaldo convoca 6 indagati, solo don Vergari ci va
Emanuela Orlandi suona il flauto: indagini acccelerate?

ROMA – Le indagini sul mistero di Emanuela Orlandi hanno subito una improvvisa accelerazione, nel torrido caldo di mezza estate a Roma. C’è stata una improvvisa convocazione alle 10,30 di lunedì mattina da parte dei magistrati Giancarlo Capaldo e Simona Maisto per tutti coloro che hanno ricevuto per un motivo o per l’altro un avviso di garanzia per la scomparsa di Emanuela Orlandi.

I fatti nuovi sono due:

1. I magistrati inquirenti hanno chiesto alla Questura e ai Carabinieri di Roma notizie sulla manifestazione dei radicali del 22 giugno 1983 in piazza Navona, a Roma, proprio a poche decine di metri dalla fermata dell’autobus che Emanuela Orlandi prendeva, in corso del Rinascimento di fronte al Senato, per tornare a casa dopo le lezioni di flauto. Cercano, tra le foto scattate durante la manifestazione, se ce ne fosse una che ritrae Marco Fassoni Accetti vestito da prete. La coa, a quanto risulta in Procura, sarebbe avvenuta in altre circostanze. Che Marco Fassoni Accetti fosse in abito talare proprio in Piazza Navona, potrebbe portare a pensare che il fotografo abbia in qualche modo incontrato Emanuela Orlandi proposto di posare per lui, per foto o filmini artistici.

2. Sono stati convocati quindi don Pietro Vergari, ex rettore della basilica si S. Apollinare, la “supertestimone”, e l’ultimo (per ora) “supertestimone” Marco Fassoni Accetti, il fotografo e artista romano, diventato famoso per avere fatto ritrovare a “Chi l’ha visto?” il flauto a suo dire “di Emanuela” e per essersi auto accusato di complicità nel rapimento sia della Orlandi sia di Mirella Gregori, sedicenne scomparsa un mese e mezzo prima di Emanuela, il tutto senza che sia stato trovato finora nessun riscontro nonostante una dozzina di deposizioni fiume sui più diversi argomenti.

Non sono stati invece convocati, essendo per loro scaduti i termini, Angelo Cassani, detto CilettoGianfranco Cerbonidetto GigettoSergio Virtù, e la “super testimone” Sabrina Minardi, le cui clamorose rivelazioni iniziate nel giugno del 2008 e proseguite per oltre un anno.

I magistrati hanno annunciato a tutti che il 7 agosto avrà inizio l’esame del Dna dei capelli inviati per posta pochi giorni prima della scorsa Pasqua da un anonimo a Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella, e a una delle compagne della scuola di musica frequentata di Emanuela Orlandi.

Le due lettere contenevano entrambe una bustina di plastica con dei capelli, materiale che pareva terriccio e un pezzo di merletto, ritagli di giornale in tedesco, pezzi di pellicola fotografica accompagnavano un foglio con un messaggio scritto a mano in caratteri stilizzati:

“NON CANTINO LE DUE BELLE MORE PER NON APPARIRE COME LA BARONESSA E COME IL VENTUNO DI GENNAIO MARTIRIO DI S. AGNESE CON BIONDI CAPELLI NELLA VIGNA DEL SIGNORE“.

Uno dei ritagli di quotidiano riporta la foto del giuramento di una guardia svizzera sopra una didascalia in tedesco la cui traduzione è: “Durante il giuramento ogni recluta si posiziona davanti alla bandiera della Guardia e promette di servire fedelmente, lealmente e onorevolmente il Pontefice e i suoi legittimi successori”. Accanto alla foto c’è scritto a penna” 4 – FIUME”. Un altro ritaglio è di un box di una prima pagina intitolato “GIURAMENTO DELLE NUOVE GUARDIE SVIZZERE”, raffigurate in una foto, con il rimando all’articolo completo all’interno del giornale. A margine, le scritte a mano “SILENTIUM” e “V. FRATTINA 103”. Sul retro un’altra scritta: “MUSICO 26/OTT/1808 – 5/3/1913 – 2013”. Allegati alla lettera anche tre negativi fotografic, uno dei quali ritrae un teschio umano con la scritta, parzialmente leggibile: “ELEONORA DE BON[illeggibile] MORTA IN CAMPAGNA LI’ 23 AGOSTO [illeggibile]”.

Come è noto, le lettere hanno dato la stura alle interpretazioni più strampalate e assurde. Ai magistrati interessa però sgomberare il campo dai sospetti che i capelli nella bustina di plastica possano essere di Emanuela e/o di Mirella. Ecco perché hanno deciso di farne estrarre il Dna per poi compararlo con quelli degli Orlandi e dei Gregori. I Dna dei familiari delle due ragazze sono già stati estratti fin dai tempi in cui Sabrina Minardi “rivelò” dove era stata tenuta prigioniera Emanuela in un sotterraneo del quartiere Monteverde a Roma e sono stati utilizzati anche per il confronto – non ancora terminato – con le migliaia di ossa dell’ex cimitero sotterraneo di S. Apollinare.

Si tratta dell’ex cimitero che, a dire della famosa telefonata del 2005 di un goliarda, o mitomane, a “Chi l’ha visto?”, conservava “il segreto” della scomparsa di Emanuela Orlandi nella tomba di Enrico De Pedis, asserito “boss della Banda della Magliana”. Morto incensurato ma ucciso a colpi di pistola nel ’90, De Pedis, per desiderio della moglie Carla, era stato sepolto nella basilica perché in essa si erano sposati.

L’unico presentatosi di persona alla convocazione di lunedì mattina in Procura è stato don Vergari, gli altri erano tutti rappresentati dai rispettivi avvocati. “Ho così scoperto che mi è stato assegnato un avvocato d’ufficio. Io, non essendo mai stato interrogato, non ho mai provveduto a nominarmene uno”, ha commentato don Vergari.

Il perito scelto dai magistrati è il professore di genetica Emiliano Giardina. I De Pedis lo avevano scelto come loro perito di fiducia per le indagini sui Dna delle migliaia di ossa di S. Apollinare, poi però hanno rinunciato a seguire la faccenda ritenendo la pista delle ossa di Emanuela in S. Apollinare una bufala inventata per mandare avanti una ennesima messinscena della lunga serie che sul mistero di Emanuela Orlandi si sussegue da 30 anni.

La bufala della chiave del mistero Orlandi nella tomba di De Pedis, gli scoop di panna montata della Minardi, dell’”Accattone” Antonio Mancini, pluriassassino della banda della Magliana scarcerato tempo fa, del flauto “di Emanuela” e ora la faccenda dei capelli di non si sa chi: tutto ciò dimostra come l’inchiesta giudiziaria venga tenuta artificiosamente aperta dall’esterno con colpi di teatro televisivi che nulla hanno a che vedere né con la soluzione del mistero Orlandi né con quello della Gregori. Tanto meno con la giustizia.

È possibile che in un Paese civile chiunque possa dilazionare alle calende greche la chiusura di un’inchiesta giudiziaria trasformandola cinicamente in uno feuilleiton a puntate? Tra le cose che i magistrati vogliono chiarire c’è anche il mistero del perché di queste “rivelazioni” cicliche, il cui unico risultato è continuare a tutti i costi a tenere aperta l’inchiesta.

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